sabato 31 ottobre 2015

È arrivato Kuaska

È arrivato di corsa, infilando in tutta fretta una maglietta della Fiera e un cappello: ed è ora tra noi Lorenzo Dabove, in arte Kuaska, per tenere il suo "One man show". Inutile cercare di definire quale sia il filo conduttore del suo intervento: il celebre critico è partito a braccio raccontando le sue esperienze passate nel mondo birrario, dalle sue conoscenze con i birrai friulani - da Zahre a Foglie d'Erba - alle sue esperienze come giornalista, prima di darsi in toto al mondo della birra. Una carriera da giudice birrario iniziata con "le dimissioni dal giornale in cui lavoravo firmate non dico sulla carta da salumiere, ma quasi", e con un primo concorso in quel di Stoccolma in cui "grazie all'Alitalia, sono arrivato che già stavano premiando": ma che, a quanto pare, è poi proseguita alla grande.

Kuaska è poi passato al tema dell'abbinamento birra - cibo, in cui "noi italiani siamo maestri"; però "a dettare legge in questo campo sono gli inglesi egli americani". Essere italiano, peraltro, "per un assaggiatore di birre è pazzesco: c'è un lato negativo che è quello istituzionale, perché i nostri birrai passano metà del loro tempo a compilare moduli; e c'è un lato positivo, perché una cultura del cibo come la nostra non ce l'ha nessuno. Mia madre ha problemi di salute, però continua a parlare di che cosa fare per pranzo come se nulla fosse".

Tantissimi gli aneddoti curiosi raccontati, soprattutto riguardo ai suoi rapporti con i grandi nomi della critica birraria internazionale; così come ampie sono state le dotte dissertazioni sulla storia della birra - soprattutto sulla comparsa dei luppoli americani negli anni 80, "una rivoluzione" - ai più recenti sviluppi del mercato, con la formazione del colosso InBev - Sab Miller. Il tutto, come già detto, senza soluzione di continuità, ma passando da un argomento all'altro a seconda di dove l'argomentazione lo portava.

Kuaska non ha mancato di ricordare la sua frase preferita, ossia che "non esiste la birra, esistono le birre"; nonché l'importanza dell'avverbio "finora", perché in futuro non si sa mai. Ha poi ripercorso come è nata la sua passione per la birra, ai tempi in cui per studio faceva il pendolare tra Milano e la Liguria. "In  un negozio avevano creato un angolo con le specialità estere, tra cui le birre inglesi - ha ricordato -. Ne ho portata a casa una, e mi sono stupito del fatto che aveva uno strano colore marrone". Dalla scoperta delle birre diverse dalle bionde, ad una carriera di giudice e critico.

Kuaska,  comunque, sta ancora proseguendo la sua dotta dissertazione, e temo che ne avrà ancora per molto: siete ancora in tempo a raggiungerci...

Nessun commento:

Posta un commento